Depressione

CHE COS’E’ LA DEPRESSIONE? 

 

La depressione è un disturbo dell’umore caratterizzato da una costellazione di sintomi cognitivi, comportamentali, somatici ed affettivi, in grado di diminuire significativamente la capacità di funzionamento di una persona e la sua abilità ad adattarsi alla vita sociale. 

 

Non va confuso con i momenti di tristezza e demoralizzazione, che nella vita di tutti noi sono inevitabili. 

 

Anche se siamo abituati ad usare frasi del tipo: “Oggi mi sento un po’ depresso”, con molta probabilità in questi casi non si soffre di un disturbo psicologico vero e proprio. La depressione più grave (depressione clinica), quella che richiede un trattamento psicologico, presenta un gran numero di sintomi (che verranno elencati successivamente), oltre quello ovvio dell’umore depresso.

 

La depressione è il disturbo mentale più diffuso al mondo. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità il 10,4% dei pazienti che afferiscono ai setting di salute mentale in tutto il mondo presentano problemi riconducibili ai disturbi depressivi. Morosini et al (2004) ricordano come il 2% dei bambini, il 4% degli adolescenti e dal 4 al 10% degli adulti hanno in un anno un episodio di depressione che dura almeno 2 settimane, e circa il 15% delle persone ha un episodio di depressione almeno una volta nel corso della vita. La depressione è maggiormente presente nelle donne in un rapporto di 2 a 1 rispetto agli uomini (Boyd e Weissman, 1981). 

La depressione può colpire chiunque, giovani o vecchi, ricchi o poveri. 

 

Quali sono le cause della depressione?

È dovuta a cause molteplici e diverse da persona a persona (ereditarietà, ambiente sociale, lutti familiari, problemi di lavoro…). Le ricerche mostrano tuttavia la presenza di due fattori principali che aumentano il rischio di svilupparla:

il fattore biologico: alcuni di noi nascono con una maggiore predisposizione genetica verso questa malattia;

- il fattore psicologico: le esperienze che hanno caratterizzato la nostra vita, particolarmente quelle dell’infanzia, possono favorire una vulnerabilità acquisita alla depressione. Questa vulnerabilità non necessariamente porterà tutti alla depressione. Alcune delle persone vulnerabili possono vivere tutta la vita senza sperimentare mai la depressione o fino a quando succede qualcosa che la fa scattare. Questo fattore scatenante è spesso qualche tipo di tensione, stress o un evento spiacevole che sconvolge la vita. In genere sono proprio quegli eventi che si accordano con il nostro tipo di vulnerabilità (la rottura di una relazione, la perdita del lavoro, la morte di una persona cara, la morte di un animale domestico…).

Fattori di rischio, tuttavia, possono essere anche cambiamenti di valenza positiva che implicano un mutamento di ruolo, di identità o di responsabilità, quali, per esempio, matrimonio, nascita di un figlio, promozione in ambito lavorativo e che quindi rappresentano ugualmente nella vita dell’individuo dei fattori stressanti.

 

Lo studio del peso giocato dagli eventi di vita stressanti sta orientando di fatto la ricerca verso il superamento della tradizionale distinzione tra depressione “endogena” (cioè dovuta puramente a fattori biologici in assenza di stressors ambientali) e “reattiva” (cioè innescata da eventi di vita negativi o almeno percepiti come tali) in favore di modelli che riconoscano il ruolo integrato giocato dalla predisposizione biologica, dal ruolo attivante di eventi di vita negativi, da particolari stili cognitivi e comportamentali e dalla disponibilità di supporto sociale reale o percepito. 

Secondo un classico modello diatesi-stress si potrebbe sintetizzare la genesi della depressione come segue:

 

 

 

Quali sono i sintomi della depressione?

L’Associazione di Psichiatria Americana definisce episodio depressivo maggiore l’avere 5 o più sintomi tra quelli qui sotto elencati durante il giorno, quasi ogni giorno, per un periodo di almeno due settimane:

 

  • umore depresso; 
  • perdita di piacere per quasi tutte le attività durante il giorno;
  • cambiamento di peso significativo (aumento o diminuzione);
  • cambiamenti nelle abitudini del sonno (difficoltà ad addormentarsi, sonno interrotto o risveglio precoce);
  • essere agitato o essere rallentato;
  • mancanza di energia;
  • sensazione di essere inutile;
  • sensi di inferiorità e perdita di autostima;
  • difficoltà nella concentrazione ed incapacità di prendere decisioni;
  • pensieri ricorrenti di morte o di suicidio.

 

Quale trattamento è maggiormente efficace?

Vista la gravità dei sintomi e l’incidenza che hanno nella vita delle persone, ma soprattutto l’alto rischio di suicidio che è sempre presente nella depressione risulta necessario e fondamentale un trattamento combinato;

 

- farmacologico 

- psicoterapico

 

Il trattamento risulta indispensabile affinché la persona possa tornare a svolgere con piacere le attività della vita quotidiana e possa superare i sintomi depressivi. 

 

Trattamento farmacologico

Spesso le persone fanno uso di antidepressivi prescritti dal medico di base o altro… E' importante per una terapia farmacologica efficace che ci si rivolga ad un medico psichiatra. A seconda della gravità e della durata del disturbo, vi potrà consigliare farmaci più efficaci e dosaggi adeguati, monitorando l’andamento nel tempo. I farmaci antidepressivi, di solito, hanno un effetto evidente circa dopo 30-40 giorni dalla prima assunzione; è perciò importante che le persone possano assumere in modo regolare e puntuale tali farmaci altrimenti la loro efficacia diventa dubbia. Ma i farmaci da soli non bastano a curare la depressione. Aiutano la persona a combattere i sintomi della depressione ma non risolvono la causa della depressione. Per questo è necessario un trattamento psicoterapico.

 

Trattamento psicoterapeutico (cognitivo comportamentale):

Secondo l’OMS e i dati di Evidence Based Therapy, il trattamento ad oggi maggiormente efficace nella cura della depressione è il trattamento cognitivo comportamentale.  

La terapia è basata su un approccio attivo e direttivo basato sulla teoria che, sia i comportamenti manifesti che quelli interni, derivano dalle cognizioni e dagli schemi interni della persona.

Le tecniche comportamentali sono utilizzate soprattutto nelle prime fasi della terapia e consistono essenzialmente in una serie di compiti che hanno l’obiettivo di “distaccare” il paziente dalla depressione. Inoltre, mirano a motivare la persona a riprendere le attività di vita quotidiana che aveva smesso di fare.

Le tecniche cognitive si pongono invece l’obiettivo di far capire alla persona la necessità di superare i propri pensieri disfunzionali e di insegnare metodi utili al raggiungimento dello scopo. Le tecniche cognitive lavorano sugli schemi negativi di pensiero (ossia la visione che la persona ha di sé, del mondo e del suo futuro) e al superamento della sensazione di impotenza di fronte agli eventi di vita.

Tutto ciò con l’obiettivo finale di aiutare la persona a superare i sintomi della depressione, ad un incremento dell’autostima e dell’autoefficacia percepita nonché di sviluppare maggiormente le abilità di problem solving diventando così attore attivo della propria vita.

 

A CHI RIVOLGERSI?

 E’ necessario rivolgersi ad un professionista psichiatra (per la terapia farmacologica) e ad uno psicologo–psicoterapeuta (meglio se ad indirizzo cognitivo comportamentale per il trattamento psicoterapico), in modo che il disturbo possa essere trattato in maniera globale sia con la psicoterapia che con l’aiuto della farmacoterapia.

 

LETTURE CONSIGLIATE

- "Il male di esistere" - Autore Vittorio Orefice, Editore Mursia)

- "Vivo con il prozac" - Autore Debra Elfenbein, Editore Gruppo Geo 1996)

- "Liberarci dal male oscuro. Che cosa e' la Depressione e come se ne esce". Autore Prof. G.B.Cassano e Serena Zoli, Editore Longanesi)

- "La Depressione. Che cos'è e come superarla" (a cura di Morosini, Piacentini, Leveni, McDonald e Michielin, Editore Avverbi, 2006.