Binge Eating Disorder - Disturbo da alimentazione incontrollata

CHE COS’ E’ IL BINGE EATING DISORDER – COMPORTAMENTO ALIMENTARE INCONTROLLATO?

La definizione del disturbo da alimentazione incontrollata (Binge Eating Disorder o BED) è recente, solo a partire dal 1994 il BED è stato descritto in modo chiaro ed esaustivo ed inserito nel DSM IV (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) all’interno del vasto gruppo dei Disturbi dell’Alimentazione, Non Altrimenti Specificati (EDNOS).

 

Binge Eating Disorder

Caratteristica principale del Binge Eating Disorder sono le grandi abbuffate, associate ad un senso di perdita di controllo sull’atto del mangiare. Il soggetto si alimenta in modo veloce e vorace fino a quando non percepisce una sensazione di completa sazietà. Soggetti con queste caratteristiche rappresentano circa il 20-30% delle persone che si rivolgono a specialisti per la perdita di peso.

 

In uno studio recente condotto nel nostro paese, la prevalenza di Binge Eating Disorder tra i soggetti che si rivolgono ad un centro specialistico per l’obesità è risultata intorno all’8% (Mannucci E. et al., 2001). Il Binge Eating Disorder colpisce più le donne che gli uomini (il rapporto è di 3 a 2). L’insorgenza del comportamento alimentare incontrollato avviene di solito nella tarda adolescenza o all’inizio della terza decade. (D.Garner, R.Dalle Grave,1999).

 

QUALI SONO Le caratteristiche del Binge Eating Disorder?

1) Ricorrenti episodi di alimentazione compulsiva associati con indicatori soggettivi e comportamentali di riduzione del controllo e di disagio riguardanti l’alimentazione compulsiva;

2) Vi è assenza di comportamenti compensatori inadeguati (vomito autoindotto, abuso di lassativi, esercizio fisico eccessivo, digiuno) caratteristica che permette di effettuare una diagnosi differenziale con la bulimia nervosa. 

3) Gli indicatori riguardanti la diminuzione del controllo comprendono: il mangiare molto rapidamente grandi quantità di cibo anche se non si è affamati fino a sentirsi spiacevolmente pieni, oppure mangiare da soli a causa dell’imbarazzo dovuto all’enorme quantità di cibo ingerito, provare disgusto, senso di colpa, depressione dopo aver abusato con gli alimenti. 

4) Gli episodi d'abbuffata si devono verificare con una frequenza di almeno due giorni alla settimana, in un periodo minino di sei mesi.

 

Criteri diagnostici  secondo il  DSM-IV TR

A. Ricorrenti abbuffate. L’abbuffata è caratterizzata dai seguenti comportamenti:

 - Mangiare in un definito periodo di tempo (ad es. un periodo di due ore), una quantità di cibo significativamente maggiore di quello che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso tempo ed in circostanze simili;

 - Sensazione di perdere il controllo durante l’episodio (ad es. sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa e quanto si sta mangiando


B. Gli episodi di abbuffata sono associati con tre (o più) dei seguenti:

 - Mangiare molto più rapidamente del normale;

 - Mangiare fino a che non ci si sente spiacevolmente pieni;

 - Mangiare una quantità di cibo notevolmente maggiore rispetto alla norma

 - Sensazione fisica di fame;

 - Mangiare da soli poiché ci si sente imbarazzati per come si sta; 

 - Sentirsi disgustati di se stessi, depressi o in colpa dopo l’abbuffata.


C. E’ presente un grosso disagio riguardo gli episodi di abbuffata.


D. Gli episodi di abbuffata si verificano mediamente almeno due giorni a settimana nel corso di 6 mesi.


E. Le abbuffate non sono associate ad un regolare uso dei comportamenti compensatori inappropriati (vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi e il digiuno o l’esercizio fisico eccessivo) e non si manifestano esclusivamente in corso di AN o di BN.

 

Quali sono le cause del Binge Eating Disorder(BED)?

Per quanto riguarda le cause sono allo studio attualmente una serie di ipotesi.


Alcuni soggetti, che soffrono di questo disturbo, riferiscono che lo scatenarsi di questo comportamento impulsivo è dovuto ad alterazioni disforiche dell’umore, il Binge Eating Disorder sarebbe legato quindi ad uno stato depressivo del soggetto, anche se non risulta ancora chiaro se è la depressione a determinarlo o viceversa. Sicuramente rabbia, ansia, noia e frustrazione sono fattori facilitanti la patologia. 

 

Altri soggetti non riescono ad identificare quali siano i fattori scatenanti, riferiscono però, di trovarsi in uno stato di tensione che tende ad alleviarsi mangiando in maniera non controllata.
Riguardo alla dimensione psicologica individuale, un tratto largamente diffuso tra i pazienti con BED è la scarsa autostima con tendenza all’umore depresso. 

 

Viene sostenuto da più autori, che la bassa autostima espone maggiormente alla pressione ambientale verso il mito della magrezza e quindi verso l’inizio di una dieta, nella maggioranza dei casi una dieta qualsiasi, letta su una rivista o copiata da quella di un conoscente, diete destinate quasi inevitabilmente all’insuccesso; e proprio gli insuccessi, associati agli episodi d'abbuffata, contribuirebbero a peggiorare ulteriormente la considerazione di sé. 

 

Riassumendo il meccanismo: la restrizione alimentare favorisce l’insorgenza di abbuffate, e queste a loro volta inducono ad una maggiore restrizione, si instaura così un circolo vizioso che tende a perpetuare il quadro clinico (Polivy J., Herman C.P.,1985; Fairburn C.G., Cooper Z.,1996), come in precedenza affermato, non siamo lontani da ciò che si verifica nei soggetti con da bulimia nervosa. I pazienti con BED, infatti, presentano livelli di preoccupazione per il cibo, la forma corporea ed il peso, sovrapponibili a quelli riscontrabili nei soggetti bulimici (Marcus M.D. el al., 1992; Cooper P.J., Tood G., 1997).

 

Sicuramente si può parlare di cause plausibili, ma non del tutto validate scientificamente.
Le cause del Binge Eating Disorder possono essere meglio spiegate e capite rifacendosi a quelli che sono gli ultimi studi farmacologici nella cura della patologia. I farmaci utilizzati con maggior successo nei soggetti BED sono gli inibitori della ricaptazione della serotonina (definito anche l’ormone del buon umore).

 

Ingerire cibi appetibili (dolci e cioccolata) favorisce la produzione di serotonina; il cibo è quindi un antidepressivo naturale. In alcuni soggetti potrebbe innescarsi il seguente meccanismo a carattere compensatorio: la serotonina (un neurotrasmettitore, volgarmente definito “l’ormone del buon umore”) prodotta dà una sensazione benessere , questo porta all’assunzione di altro cibo, fino a quando il ciclo non si blocca e il soggetto, rendendosi conto di quello che sta succedendo, cade inevitabilmente nel senso di colpa.

 

Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata non è altro che la manifestazione e il perdurare di una condizione che può riguardare tutti. A chi non è mai capitato di cercare la gratificazione nel cibo (a causa dei processi ormonali antidepressivi che si innescano) per sconfiggere o momentaneamente accantonare una situazione potenzialmente depressiva? Questa è senza dubbio una condizione non patologica e riscontrabile in molti soggetti. Spesso molte persone sono in una condizione di sovrappeso proprio perché periodicamente adottano il metodo dell’abbuffata antidepressiva, naturalmente quando non si sfocia nella patologia e si rimane nei canoni previsti da una mentalità salutista si limitano le così dette abbuffate “terapeutiche”.

 

QUAL E’ IL TRATTAMENTO DEL BINGE EATING DISORDER 

Saper riconoscere un quadro di BED in un soggetto obeso permette di non intraprendere modelli dieto-terapeutici sbagliati, ma effettuare una diagnosi di Disturbo da Alimentazione Incontrollata non è semplice. Molti soggetti obesi credono di essere bulimici, ma in realtà non lo sono. 

 

Cosa fare e a chi rivolgersi? 

Se ti riconosci all’interno di questa breve descrizione, hai probabilmente un Disturbo da Alimentazione Incontrollata (Binge Eating Disorder). Forse hai seguito anche tu diverse diete oppure continui a controllarti continuamente ma se sei qui a leggere queste pagine, probabilmente, hai avuto scarsi risultati. 

Per un miglior rapporto con il cibo, bisognerebbe riconoscere principalmente di avere un problema con il cibo.

Il trattamento migliore è quello psicoterapico (la terapia cognitivo comportamentale risulta l’unica efficace nel trattamento di tali disturbi) combinato con il trattamento di rieducazione alimentare, cioè con l’aiuto di un medico nutrizionista. Il trattamento più efficace è quello di gruppo, poiché il gruppo diviene sostenitore fungendo da rinforzo positivo per ogni individuo.

 

Chiaramente, a seconda della gravità e durata del disturbo, non sempre è consigliabile un trattamento di gruppo quindi diventa necessario una psicoterapia individuale che mira oltreché a distruggere il circolo vizioso e ad apprendere risposte emotive diverse alle abbuffate, anche al miglioramento dell’autostima e della percezione di autoefficacia, nonché al miglioramento delle relazioni interpersonali.

 

Perciò, basta diete e digiuni, il problema è psicologico e bisogna rivolgersi ad uno psicoterapeuta meglio se ad indirizzo cognitivo–comportamentale.

 

Letture Consigliate

- "Alle mie pazienti dico"…: Informazione e auto-aiuto per i disturbi alimentari. R. Dalle Grave.

- "Nessuno è perfetto": Strategie per superare il perfezionismo. M.M. Antony & R.P. Swinson.

- "Come vincere le abbuffate" Un nuovo programma scientifico. C. Fairburn.

- "Il "peso" delle emozioni"Conoscere, affrontare e vincere l'obesità: P. Alleri, R. Ruocco, 2009, Franco 

   Angeli editore.

- "Quando il tuo corpo non ti piace" Bowen-Woodward K. (1999) Universale Economica Feltrinelli: Milano. 

- "Il "peso" del corpo" Conoscere, affrontare e vincere i disturbi dell'alimentazione: R. Ruocc