Ipocondria - Ansia legata allo stato di salute

Cos’è l’ipocondria?


Il termine ipocondria risale approssimativamente al 350 a.C.. In generale tale disturbo può essere definito come un’eccessiva e persistente preoccupazione per la salute, le malattie ed il corpo, cui si associano la paura ed il sospetto di poter essere vittima di una seria patologia organica (Starcevic, 2001).

Esistono, tuttavia, molteplici definizioni di ipocondria ed ognuna di esse coglie uno o più aspetti caratteristici della sindrome.

“Preoccupazione mentale per un reale o presunto disturbo organico o psichico”, con una “netta discrepanza fra il grado di preoccupazione e gli elementi su cui essa si basa, tale da farla apparire ben lontana da poter essere giustificata” Gillespie (1929).

“Preoccupazione ossessiva per i sintomi fisici o i processi corporei, spesso accompagnata dallo sviluppo di varie complicazioni somatiche” Laughlin (1956).

“Paura infondata di soffrire di una malattia” Stenback e Rimon (1967).

“Una pervasiva ed eccessiva preoccupazione per le malattie e per la propria salute ed una propensione generale a preoccuparsi riguardo alla salute, a focalizzare l’attenzione sul corpo e ad amplificare il disagio percepito” Barsky (1992).

 

La prima definizione ufficiale di tale disturbo si trova nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-II APA, 1968), dove l’Ipocondria viene descritta come una condizione “dominata dalla preoccupazione per il corpo e dalla paura di presunte malattie a carico di vari organi… [che] persiste nonostante le rassicurazioni… [e per cui] non vi sono reali danni o alterazioni funzionali”.

 

Quali sono i sintomi dell'ipocondria?


1) Sintomi somatici

I pazienti ipocondriaci lamentano vari sintomi corporei che non hanno una base organica dimostrabile o, nel caso in cui siano affetti da qualche malattia, i sintomi sono esperiti con un’intensità molto superiore a quella che ci si aspetterebbe in base alla presenza della patologia organica.

Non ci sono sintomi tipici dell’ipocondria, tuttavia alcune lamentele, relative a testa, capelli, collo, addome, petto e ai sistemi muscolo-scheletrico, gastrointestinale, dermatologico e nervoso centrale, si trovano più frequentemente di altre, nei pazienti ipocondriaci (Kenyon, 1964, 1976; Pilowsky, 1970).

 

2) Preoccupazioni corporee

Esse si riferiscono alla eccessiva consapevolezza ed interesse per i sintomi corporei ed il funzionamento corporeo in generale. Si manifestano con un costante ed attento ascolto ed esame del proprio corpo, con l’inevitabile conseguenza di percepire più sintomi.

I pazienti ipocondriaci prestano attenzione a sensazioni fisiche che gli altri, generalmente, considerano innocue ed insignificanti (come la peristalsi), sono turbati da piccole variazioni del loro funzionamento corporeo normale (come un momentaneo incremento del battito cardiaco) o da minimi sintomi fisici (come la gola leggermente irritata).

 

3) Paura di essere affetti da una seria malattia

Alcuni pazienti ipocondriaci non solo temono di poter sviluppare gravi patologie, ma talvolta sono terrorizzati dall’idea di averne già sviluppata una. Frequentemente, i soggetti ipocondriaci temono di essere affetti da malattie con un decorso cronico ed un esito fatale in un futuro relativamente distante, quali la sclerosi multipla o varie forme di tumore, che i medici non sono riusciti ad individuare.

 

4) Sospetto di essere affetti da una grave malattia

Parlando di ipocondria si parla spesso della “convinzione” di avere una patologia organica, non sostenuta da prove mediche significative. In effetti, più che di una convinzione, si tratta in genere di un forte sospetto, resistente alle rassicurazioni mediche ed alle prove contrarie (Starcevic, 1988).

 

5) Resistenza alla rassicurazioni mediche

I pazienti ipocondriaci sono notoriamente resistenti alle rassicurazioni mediche di routine, ovvero quelle che normalmente il medico fornisce ai suoi assistiti, dopo che la visita medica e gli esami di laboratorio non hanno messo in luce basi organiche valide per i loro sintomi.

 

6) Comportamenti ipocondriaci

I controlli ripetitivi sul proprio stato di salute e le richieste di rassicurazione sono i più comuni comportamenti connessi al disturbo ipocondriaco. Questi pazienti effettuano un numero spropositato di accertamenti medici.

 

Curiosamente, i pazienti ipocondriaci non sono tanto interessati al trattamento della loro potenziale patologia, quanto all’ottenere una soddisfacente spiegazione dei loro sintomi, del come e perché si siano ammalati, di quale sia la natura esatta della loro malattia, delle sue conseguenze a lungo termine, del suo decorso, e così via.

 

D’altra parte, se il medico, come spesso accade, dice al paziente ipocondriaco che gode di ottima salute e che non c’è alcuna necessità di ulteriori visite di approfondimento, egli può interpretarlo come un rifiuto e pensare che i suoi sintomi non siano stati presi sufficientemente sul serio e siano stati esaminati con superficialità. Ciò conduce al fenomeno noto come “doctor shopping”, per cui tali pazienti saltano da un medico all’altro, con un atteggiamento sempre più risentito, sentendosi vittime dell’ignoranza o della leggerezza della classe medica.

 

Quali sono le cause dell’Ipocondria?

L’approccio cognitivo-comportamentale, ritiene centrale per la genesi del disturbo questa stabile tendenza ad interpretare erroneamente le informazioni relative ai sintomi corporei, le variazioni corporee e le altre informazioni ritenute rilevanti per la salute, come evidenza del fatto di essere affetti da una grave malattia.

Tali catastrofiche interpretazioni possono derivare da vari fattori, fra cui un atteggiamento educativo “allarmistico”, esperienze pregresse di malattie inaspettate a danno di persone care, informazioni “terroristiche” dei mass media (Miller et al., 1985) o esperienze familiari di gestione medica insoddisfacente (Bianchi, 1971).

Indipendentemente dalle cause, comunque, i pazienti ipocondriaci tendono ad avere credenze rigide e assolutistiche quali: “qualunque cambiamento inspiegabile nel corpo può sempre essere il segno di una grave malattia, perché ogni sintomo deve avere una causa fisica identificabile”, “se non si va subito dal medico appena si nota qualcosa di strano, sarà troppo tardi” o “se non mi preoccupo per la mia salute, potrei ammalarmi”. Questo tipo di assunzioni possono portare i pazienti a stare attenti selettivamente a quelle informazioni che confermano i loro sospetti catastrofici di avere una malattia, ignorando le evidenze che sosterrebbero il contrario. Soprattutto nel caso in cui i sintomi fisici sospetti vengano letti come i precursori di una catastrofe relativamente imminente, sia l’arousal stesso derivante dall’attivazione ansiogena, sia i comportamenti conseguenti al timore infondato, quale l’aumento del ritmo respiratorio (nel caso in cui il pazienta abbia la sensazione di avere difficoltà a respirare) non fanno altro che incrementare le sensazioni fisiche temute, in una rapidissima escalation.

Allo stesso modo, la tensione muscolare causata dalla persistente attivazione ansiogena, può provocare indolenzimenti, crampi, formicolii ed altri sintomi che, a loro volta, vengono interpretati come segnale di malattia.

La sensazione di vulnerabilità fisica, poi, porta tali pazienti a modificare la loro vita in funzione della presunta malattia, adottando uno stile prudenziale, simile a quello che adotterebbe una persona cui sia stata fatta una pesante diagnosi e comportandosi da malato, prima ancora di essere certo di esserlo. La riduzione dell’attività fisica, il controllo dell’alimentazione, la particolare attenzione nella regolazione dei ritmi sonno-veglia ed, in generale, il tentativo di non sottoporre il fisico a stress eccessivi e “pericolosi”, determinano, però, un inevitabile adattamento dell’organismo a questi ritmi ridotti di funzionamento. Da ciò ne consegue che, non appena la persona sgarra, ad esempio andando a letto un po’ più tardi una sera o affaticandosi leggermente, la reazione fisiologica è molto più grande di quella che sarebbe in condizioni normali e questo alimenta la convinzione del paziente che ci sia qualcosa che non va nel suo fisico.

 

Quale trattamento risulta necessario ed efficace nella cura dell'ipocondria?

Trattamento psicoterapico

Il trattamento dell'ipocondria può risultare particolarmente difficoltoso, in quanto i soggetti difficilmente si rivolgono ad uno psicologo poiché non sono mai del tutto convinti che la causa dei loro mali sia di tipo psicologico. La forma di psicoterapia che le ultime ricerche scientifiche hanno dimostrato essere più efficace, nei più brevi tempi possibile, risulta la " Terapia cognitivo - comportamentale". L’intervento psicoterapico è possibile nei casi in cui la persona si preoccupa incessantemente di avere una o più malattie, ma comunque, si rende conto, almeno in parte, che le sue preoccupazioni sono eccessive e infondate. Il trattamento dell’ Ipocondria è al quanto complesso e richiede l’utilizzo di diverse tecniche. Stabilire una buona relazione terapeutica è il primo passo di qualunque psicoterapia, ma ciò può risultare particolarmente difficile con i pazienti ipocondriaci, che tendono a non fidarsi dei clinici. L’intervento di tipo cognitivo, infatti, ha lo scopo primario di offrire ai pazienti ipocondriaci una spiegazione esaustiva e credibile, su base psicologica, delle loro preoccupazioni, reazioni fisiche e sintomi. Alle tecniche squisitamente cognitive occorre affiancare un intervento comportamentale; Tale intervento prevede l’utilizzo delle tecniche comportamentali di “esposizione” e della cosi detta “prevenzione della risposta”. E’ necessario infine, ove presente, ridurre il comportamento “da malato”, invitare il paziente a riprendere i ritmi di vita precedenti alla malattia, a compiere attività fisica, a “stressare” il proprio organismo. Vista la difficoltà di queste persone ad identificare e verbalizzare gli stati emotivi e a distinguere le sensazioni corporee legate ad esse, può essere utile insegnare al paziente le tecniche di rilassamento, per ridurre il livello di ansia e di disagio sperimentate.

Trattamento Farmacologico

La terapia farmacologica dell'ipocondria, è consigliabile solo in casi dove la persona accetti di prendere dei farmaci senza temere che arrechino dei danni al proprio organismo altrimenti è sconsigliabile.

 

A CHI RIVOLGERSI?

Per un trattamento psicologico dell’ipocondria è importante rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta (meglio se cognitivo comportamentale) il quale se lo riterrà necessario potrà inviare la persona ad un medico psichiatra per una eventuale terapia farmacologica che va di pari passo al trattamento psicoterapico.

 

Letture Consigliate

- “L'ansia. Come affrontarla, come curarla”, Autore: Roberto Pagnanelli (2009)

- “Non è mai troppo tardi per vincere la paura della malattia” – Autore: Michel Lejoyeux (2006)