Attacchi di panico

 

Ti è capitato di sperimentare alcuni sensazione quali:

-       Palpitazioni;

-       Tachicardia seguito da sudorazione;

-       Agitazione;

-       Tremore e la paura di avere un infarto

 

Oppure, hai sperimentato altri sintomi quali:

-       Secchezza alla gola;

-       Bradicardia;

-       Stretta al petto;

-       Capogiri,

-       Vertigini,

-       Sensazione di svenimento e paura di perdere il controllo,

-       Nausea;

Probabilmente, hai pensato che stesse per succederti qualcosa di grave, i tuoi pensieri possono essere stati diversi e dei più catastrofici, come:“Sto per avere un infarto”, “Sto impazzendo”, “Perderò il controllo”, “Mi metterò in una situazione imbarazzante”, “Sto per soffocare”, “Il mio sistema nervoso sta collassando”. E, forse in seguito a tutto ciò, preoccupato, sei corso in aiuto al primo pronto soccorso vicino.

Se ti è capitato di vivere un’esperienza del genere allora hai sperimentato un Attacco di Panico.

 


Cosa sono gli Attacchi di panico?

 “Gli attacchi di panico sono episodi precisi di intensa paura o disagio, durante i quali quattro o più dei seguenti sintomi si sono sviluppati improvvisamente ed hanno raggiunto il picco nel giro di dieci minuti (American Psychiatric Association, 1994)”:

 

  • Palpitazioni, cardiopalma o tachicardia
  • Sudorazione
  • Tremori fini o grandi scosse
  • Dispnea o sensazioni di soffocamento
  • Sensazione di asfissia
  • Dolore o fastidio al petto
  • Nausea e disturbi addominali
  • Sensazioni di sbandamento, instabilità, testa leggera o svenimento
  • Derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da se stessi)
  • Paura di perdere il controllo o di impazzire
  • Paura di morire
  • Parestesie (sensazione di torpore o di formicolio)
  • Brividi o vampate di calore.
  • Secchezza di bocca (xerostomia).

 

Gli attacchi di panico in genere sono caratterizzati da almeno sei, se non di più, dei sintomi appena descritti.

La durata dei “periodi di intensa paura ”, che sono in genere inaspettati, è breve, può variare da uno a venti minuti. Il picco massimo viene raggiunto generalmente in dieci minuti. In questo periodo di tempo il sistema nervoso e l’intero corpo risultano sottoposti ad una forte attivazione.

Come abbiamo visto, nei sintomi elencati, sono presenti elementi sia di natura strettamente fisiologica, che di natura cognitiva, questo perché l’attacco di panico è fortemente condizionato dal modo in cui il soggetto percepisce e interpreta la condizione fisica del suo organismo.

 

Non tutti i sintomi si presentano con la stessa frequenza Rapee (Rapee et al., 1990).

- E’ da sottolineare che, il soggetto che sperimenta un attacco di panico nella maggior parte dei casi presenta ipermnesia per tale evento, e inoltre, i sintomi che lo hanno caratterizzato, saranno probabilmente gli stessi che si ripresenteranno se in seguito ci saranno altri attacchi. Ciascun soggetto presenterà quindi una costellazione di sintomi caratteristici che si riproporranno sempre associati allo stesso modo. I sintomi possono talvolta essere esposti in modi molto diversi da persona a persona.

 

- Le palpitazioni si riferiscono a resoconti di battiti cardiaci anomali, irregolari, saltati, ad agitazione nel petto, battito cardiaco pesante o “sentirsi il battito in gola”.

 

- Il sintomo definito “Paura di perdere il controllo o di impazzire” racchiude la paura di perdere il controllo della propria mente, la paura di morire, di fare in pubblico cose delle quali poi il soggetto potrebbe vergognarsi, come tremare, assumere pose strane, scappare disperatamente, oppure la paura di far del male a qualcuno, magari semplicemente per sfuggire dal luogo o dalla situazione scatenante.

 

- Quella che viene categorizzata come depersonalizzazione, può essere descritta dal soggetto come un vissuto di estraneità al proprio corpo, la persona può riferire di vedersi come un osservatore di se stesso o di vivere come in un sogno.

 

- La derealizzazione può portare invece a percepire in modo alterato il mondo esterno, gli oggetti possono sembrare diversi, ad esempio nel colore, che può apparire opaco o sbiadito, o nelle dimensioni; la persona può sentirsi distaccata, stordita o confusa, provare emozioni appiattite o comunque di intensità ridotta.

 

- I tremori possono essere percepiti dal soggetto senza che siano visibili dall’esterno, in tal caso il soggetto può riferire di sentire dentro di sé come un frullo d’ali (Rovetto, 2003), oppure possono essere talmente forti e vistosi da far pensare ad una crisi isterica.

 

Quando gli Attacchi di Panico diventano un disturbo?

Sperimentare un attacco di panico non è di per sé sintomo di un disturbo e solitamente non dovrebbe essere preoccupante.

 

Quindi, quando si tratta di un disturbo? Dov’è la differenza?

 Un episodio di attacco di panico rimane spesso isolato. Alcuni studi hanno dimostrato che ognuno di noi nel corso della propria vita ha sperimentato almeno due episodi di attacchi di panico. Questi episodi singoli non sono sufficienti per poter sviluppare un vero e proprio disturbo. I singoli episodi possono dipendere da reazioni fisiologiche a diversi fattori, quali: una notte insonne, eccesso nell’uso di caffè o di sostanze contenenti caffeina, reazione in seguito ad una serata in cui abbiamo bevuto troppo alcool, un eccessivo stress oppure come effetto collaterale di alcuni farmaci.

Gli “Attacchi di panico inaspettati”, che si presentano in modo improvviso; il soggetto vive questi momenti come particolarmente angoscianti, proprio perché non associabili a nessuna causa specifica. Questo tipo di attacchi dà spesso origine ad un disturbo di panico.

Il disturbo comprende un insieme di comportamenti di evitamento e di pensieri negativi catastrofici che la persona mette in atto e che interferiscono in modo decisivo nella propria vita.

La compromissione delle abitudini della persona diviene caratteristica fondamentale per considerarlo un disturbo!

 

Quali sono le Caratteristiche per fare diagnosi di Disturbo di Panico?

Secondo American Psychiatric Association (1994) il disturbo di panico è caratterizzato da attacchi di panico ricorrenti, inaspettati, seguiti da almeno un mese di: 

 

  • preoccupazione persistente di avere un altro attacco di panico;
  • preoccupazione sulle possibili implicazioni o conseguenze degli attacchi di panico;
  • un significativo cambiamento del comportamento correlato agli attacchi (ad es. evitare situazioni in cui si sono sperimentati gli attacchi, lasciare il posto di lavoro, smettere di frequentare luoghi abituali, ridurre le proprie attività quotidiane, ecc).

 

In Italia, oltre un milione di persone risultano affette dal disturbo. Per questa sua elevata frequenza è uno dei disturbi psichiatrici più comuni (Rovetto, 2003).

 

Il disturbo si presenta più frequentemente nelle città piuttosto che nelle campagne, nelle civiltà più complesse e competitive rispetto a quelle tradizionali.

Esso viene diagnosticato con frequenza doppia nella popolazione femminile rispetto alla maschile (Kessler et al., 1994), e nel caso di disturbo di panico con agorafobia l’incidenza fra le donne risulta essere fra le tre e le quattro volte superiore a quella rilevata fra gli uomini; Questa differenza potrebbe essere spiegata in parte da diversità biologiche, quali ad esempio le diverse regolazioni ormonali, in parte dai costumi sociali divergenti nei due sessi. La donna, al contrario dell’uomo, risulta infatti più attenta alle sensazioni del proprio corpo e disponibile a comunicarle.

 

Come si sviluppa un Disturbo di Panico? Spiegazione del Modello Di Panico

Il modello cognitivo di Clark (1986), basato, al contrario dei precedenti, su di un approccio di tipo razionalista, risulta utile ed esplicativo per l’individuazione delle modalità con le quali si realizzano, nella persona, i processi che portano al verificarsi degli attacchi di panico. Secondo questo autore, gli attacchi di panico derivano da interpretazioni catastrofiche di sensazioni di arousal, in realtà innocue.

 

Quando la persona percepisce sensazioni, ad esempio delle palpitazioni indotte da stress, sarebbe portata ad interpretarle erroneamente; tale inesatta spiegazione porterebbe a vivere l’attivazione come indice di un disturbo più serio, come un imminente attacco di cuore, oppure potrebbe essere vista correttamente come un semplice segnale interno e il suo peso essere sovrastimato e valutato come un segnale di imminente perdita di controllo o di pazzia. Questo provocherebbe un aumento dell’ansia, che determinerebbe a sua volta un aumento delle sensazioni temute (un aumento delle palpitazioni stesse). Di conseguenza il soggetto si convincerebbe ancora di più che la catastrofe si faccia sempre più vicina, e l’ansia continuerebbe a salire, dando vita ad un circolo vizioso terminante con un attacco di panico.

 

Wells (1997) e altri autori (Salcovskis et al., 1996), hanno contribuito ad ampliare il modello di Clark sopra esposto, aggiungendo quello che viene definito “Il ciclo di mantenimento”, ovvero la messa in atto di comportamenti protettivi quali l’evitamento delle situazioni ritenute esacerbanti gli attacchi, la fuga dagli stimoli riconosciuti come segnalatori di possibili situazioni di panico, e l’utilizzo costante di attenzione selettiva, che finirebbe per fungere da amplificatore dei segnali interni che il soggetto interpreta negativamente.

 

Figura nr. 1 Schema di Concettualizzazione secondo il Modello Cognitivo del Disturbo di Panico di Clark (1986) .

 

L'evento scatenante deriverebbe quindi da una sensazione fisica, interpretata in modo peculiare e negativo, che attiverebbe schemi cognitivi catastrofizzanti che sfocerebbero in un attacco di panico.

 

Il disturbo verrebbe poi mantenuto da un eccesso di apprensione e iper - vigilanza nei confronti delle sensazioni somatiche stesse e dell’ambiente circostante. E’ da tener presente che, come si può vedere in figura nr.1, l’ipotesi di questo autore prevede che la persona possa entrare nel circolo vizioso da ogni suo punto; anche il solo prendere in considerazione i pensieri catastrofici relativi a possibili condizioni di arousal potrebbe quindi dare il via al processo che porta all’attacco di panico.

 

Non tutti gli attacchi di panico sono necessariamente causati da erronee interpretazioni catastrofiche, alcuni di questi infatti, in particolar modo i primi in ordine di tempo, potrebbero risultare provocati da altri fattori, quali medicinali o ormoni attivanti il sistema nervoso autonomo (Clark & Ehlers, 1993).

A prescindere dalla causa o dai fattori scatenanti, l’ipotesi centrale resta comunque basata sulle erronee interpretazioni delle sensazioni corporee.

 

Alla base delle diverse spiegazioni delle persone viene comunque prevista la possibilità di una preesistente sensibilità all’ansia, capace di condizionare le modalità di ragionamento del soggetto.

 

QUALE TRATTAMENTO E’ MAGGIORMENTE EFFICACE ?

 

Il trattamento cognitivo comportamentale, secondo recenti studi, è il tipo di trattamento che ha avuto maggiore efficacia di successo nel breve tempo. E’ da sottolineare, innanzitutto che in una ricerca condotta per il National Institutes of Healf, le terapie cognitive e comportamentali e specifiche farmacoterapie, sono state confermate come trattamenti maggiormente efficaci per il disturbo di panico (Taylor, 2000). Conclusioni simili, sono state tratte da un gruppo i esperti dell’American Psychiatric Association (1998).

 

Se la gravità e l’ intensità dei sintomi del disturbo di panico, sono rilevanti o se il disturbo permane da troppo tempo,  risulta necessario, per un maggiore supporto alla Psicoterapia, soprattutto all’inizio, l’integrazione con una terapia farmacologica e la figura professionale più idonea a cui rivolgersi per una terapia farmacologica è un medico psichiatra, il quale valuterà la terapia più efficace e i tempi di assunzione della stessa. Ovvio che per una presa in carico totale della persona entrambi gli specialisti (psicologo e psichiatra) dovrebbero comunicare e collaborare tra di loro, ottenendo così una maggiore efficacia del trattamento con conseguente, riduzione ed estinzione dei sintomi del disturbo di panico. Ricordiamo che proprio per la natura Psicogena degli attacchi di panico, la solo farmacoterapia non è sufficiente per una guarigione e non sempre risulta necessaria anzi a volte può risultare dannosa.

 

Le strategie comportamentali e le tecniche cognitive che la persona apprende durante il trattamento psicoterapico, porteranno a sentirsi maggiormente attivo nella gestione dei sintomi della malattia e a una maggiore percezione di auto efficacia e di benessere.

 

 

Esempio di Caso Clinico

“Da bambino sono stato punto da una vespa mentre giocavo nel cortile. Il mio viso è diventato come un pallone e i miei occhi si sono gonfiati talmente tanto che non riuscivo più a vedere. Mi si è chiusa la gola e riuscivo a respirare a fatica. Mia madre si è precipitata all’ospedale, dove mi hanno somministrato dell’adrenalina. Il dottore ha detto che ero stato fortunato ad essere ancora vivo. Da quella volta mi preoccupo costantemente per la mia salute, in particolare delle reazioni allergiche . stamattina l’aria è cosi umida e piena di smog che faccio fatica a respirare. Ho cominciato a preoccuparmi di essere allergico allo smog. Mi si è seccata la bocca e ho sentito un nodo alla gola. Mi sono spaventato. Ho cominciato a respirare più forte per prendere abbastanza aria ma le cose sono solo peggiorate. Ha cominciato a girarmi la testa, il mio viso si è come anestetizzato, il cuore batteva forte. Il mio petto era così rigido che riuscivo a malapena respirare. La paura mi paralizzava ed ero convinto di morire . disperato, sono riuscito ad agguantare il mio cellulare e a chiamare l’ambulanza. Nel frattempo mi sono sentito meglio. Non è stata una reazione allergica, solo i miei nervi. Poteri non essere così fortunato la prossima volta….”

Questa descrizione fornita da Alessio, che soffre di disturbo di panico mostra quanto gli Attacchi di Panico possono essere esperienze terribili. Perciò, quando questi diventano un disturbi bisogna da subito rivolgersi e chiedere aiuto, in modo che il disturbo non si cronicizzi e si risolva nel breve tempo possibile.

 

ATTACCHI DI PANICO - A CHI RIVOLGERSI?

Spesso quando le persone si presentano in terapia per un attacco di panico, arrivano dopo un iter lungo di consultazione di vari specialisti: il primo ad essere contattato è il medico di base il quale per escludere cause organiche dei sintomi a volte invia ad altri specialisti come: cardiologo, endocrinologo, neurologo, ecc. A volte le persone si affidano ai consigli del naturopata, del parrucchiere e persino del cartomante e chissà a chi altro….

 

Nonostante tutte le prescrizioni e i vari tentativi di rimedio, il disturbo di panico permane, e ciò oltre che a peggiorare la sintomatologia porta a una grande confusione e ad una sensazione di impotenza di fronte al proprio disagio.

 

Ma allora a quali specialisti bisogna rivolgersi?

Vista la natura psicogena del Disturbo di Panico, per un inquadramento diagnostico e il successivo trattamento, lo specialista più indicato e lo psicologo- psicoterapeuta ad indirizzo cognitivo comportamentale.

 

 

LETTURE CONSIGLIATE

 “L'arcobaleno. Un lungo viaggio attraverso l'agorafobia e gli attacchi di panico” - Autore: Bertini Pierluigi, Editore: Mamma (Anno 2010).

“C'era una volta il panico. Conoscere l'ansia per superarla” – Autore: F. Galassi, F. Pratesi Telesio, E. Cavalieri, Editore: Franco Angeli (Anno 2008).

“Disturbo di panico e agorafobia: Manuale per chi soffre del disturbo” - Editore: Centro Scientifico Editore (Anno 2004).

 “No panic! Conoscere e superare stress, ansia, panico & co” – Autore: B. Maietta, (Anno 2007).