Le Demenze

Cos’è la Demenza ? 


 

 

La demenza è una sindrome, cioè un insieme di segnali e di sintomi, caratterizzata dalla progressiva compromissione delle funzioni cognitive, in particolare della memoria. Per poter parlare di demenza, i disturbi debbono essere tali da interferire con le relazioni sociali e le attività lavorative.

 

Ai sintomi che riguardano le funzioni cognitive si accompagnano quasi sempre alterazioni della personalità e del comportamento che possono essere comunque di entità piuttosto varia nel singolo paziente.

 

Tra questi i più caratteristici sono i sintomi psichici (quali ansia, depressione, ideazione delirante, allucinazioni), irritabilità o vera aggressività (più spesso solo verbale, raramente fisica), insonnia, apatia, tendenza a comportamenti ripetitivi e senza uno scopo apparente, riduzione dell’appetito e modificazioni del comportamento sessuale.

 

Ai deficit cognitivi e ai sintomi non cognitivi, uniti alle malattie del corpo che sono frequenti, si associa una progressiva alterazione dello stato funzionale.

 

Nelle fasi iniziali si assiste al deterioramento della funzioni relazionali più complesse nelle quali è maggiore la competenza cognitiva (sono le cosiddette funzioni strumentali, quali gestire le finanze, utilizzare i mezzi di trasporto e di comunicazione, gestire la casa ed i farmaci) e con la progressione della demenza vengono compromesse anche le attività quotidiane di base (igiene personale, abbigliamento, bagno e mobilità, continenza).

Nelle fasi avanzate compaiono inoltre complicanze, quali cadute, malnutrizione, infezioni, che compromettono ulteriormente lo stato funzionale.

 

LA DEMENZA E’ UNA MALATTIA DIFFUSA?

La demenza è una malattia molto diffusa tra le persone di età superiore ai 60 anni. Attualmente si stima che in Europa siano circa 6.000.000 le persone affette dalla malattia di Alzheimer e che in Italia vi siano circa 150.000 nuovi casi l’anno.

 

La malattia di Alzheimer rappresenta circa il 60% di tutte le demenze, la demenza vascolare circa il 20% ed in un 15% dei casi le due demenze coesistono. La prevalenza delle demenze raddoppia ogni 5 anni: interessa il 5% degli ultra 65 enni per passare al 30-40% degli ultra 80enni.

 

E’ maggiore nel sesso femminile: lo 0,02% tra i 30 e i 59 anni, lo 0,3% tra i 60 e i 69 anni, il 3,2 % tra i 70 e i 79 anni.
La demenza ha una durata variabile, generalmente comunque intorno a 10-12 anni, nel corso dei quali, in modo spesso graduale, o invece con bruschi peggioramenti alternati a lunghe fasi di stabilità, si assiste alla progressione dei sintomi.

 

LA MALATTIA DI ALZHEIMER

La Malattia di Alzheimer rappresenta la più frequente forma di demenza nei paesi occidentali (50-60% dei casi). È stato stimato che in Italia i soggetti affetti da malattia di Alzheimer siano oltre 500.000. Le caratteristiche cliniche della malattia possono variare notevolmente da soggetto a soggetto; tuttavia l’inizio è generalmente insidioso e subdolo ed il decorso progressivo. I sintomi iniziali dell’Alzheimer sono spesso attribuiti all’invecchiamento, allo stress oppure a depressione. L’anziano può presentare modificazioni del carattere, essere meno interessato ai propri hobby o al proprio lavoro, oppure essere ripetitivo.

 

Talvolta l’inizio della malattia è contrassegnato dalla sospettosità nei confronti di altre persone, accusate di sottrarre oggetti o cose che il malato nasconde per poi dimenticarsi di averlo fatto. Altre volte ancora la malattia può iniziare in seguito ad un trauma automobilistico, oppure manifestarsi durante un ricovero ospedaliero o nei giorni che seguono un intervento chirurgico. Spesso i familiari tendono ad attribuire ad un evento – un trauma o un intervento chirurgico – la causa della malattia. In realtà queste evenienze costituiscono, nel caso della malattia di Alzheimer, eventi stressanti che la rendono evidente.

 

Il deterioramento cognitivo è sempre sintomo di demenza? Quando non si tratta di diagnosi di demenza?

Il deterioramento delle funzioni cognitive, infatti, non è sempre sinonimo di demenza. Per questo motivo una diagnosi precisa richiede una valutazione accurata ed è necessaria in ogni soggetto nel quali si sospetti una demenza. Sintomi simili alla demenza possono, infatti, manifestarsi nel corso di malattie acute febbrili oppure come conseguenza di malattie croniche non ben controllate, in particolare disturbi di cuore e dei polmoni.

 

L’uso scorretto di alcuni farmaci (tranquillanti, sonniferi, farmaci per il mal d’auto, antispastici ed altri) può essere responsabile di disturbi di memoria o confusione. Un’altra frequente causa di decadimento delle funzioni cognitive è rappresentata dalla depressione (esaurimento nervoso), la malattia psichica più diffusa nella popolazione anziana; soprattutto nelle sue forme più severe può apparire indistinguibile da una demenza grave.

 

Infine, il trasferimento in ambienti quali l’ospedale o la struttura residenziale (casa protetta/RSA) può provocare uno stress tale da produrre una condizione di apparente demenza.

 

QUALI SONO I SEGNALI INIZIALI DELLA DEMENZA?

1. La perdita della memoria che compromette la capacità lavorativa. E' normale, di quando in quando, dimenticare un compito, una scadenza o il nome di un collega, ma la dimenticanza frequente o un’inspiegabile confusione mentale a casa o sul lavoro può significare che c’è qualcosa che non va.

2. Alcune difficoltà nelle attività quotidiane. Una persona molto impegnata può confondersi di tanto in tanto: per esempio dimenticare qualcosa sui fornelli accesi o non ricordare di servire parte di un pasto. Il malato di Alzheimer potrebbe preparare un pasto e non solo dimenticare di servirlo ma anche scordare di averlo fatto.

3. Problemi con le parole. A tutti può essere capitato di avere una parola “sulla punta della lingua”, ma il malato di Alzheimer può dimenticare parole semplici o sostituirle con parole improprie rendendo quello che dice difficile da capire.

4. Difficoltà di orientarsi nel tempo e nello spazio. E’ normale dimenticare che giorno della settimana è o quello che si deve comprare, ma il malato di Alzheimer può perdere la strada di casa, non sapere dove è e come ha fatto a trovarsi là.

5.Diminuzione della capacità di critica e di giudizio. Scegliere di non portare una maglia o una giacca in una serata fredda è un errore comune, ma un malato di Alzheimer può vestirsi in modo inappropriato, indossando per esempio un accappatoio per andare a fare la spesa o due giacche in una giornata calda.

6. Mettere le cose nel posto sbagliato. A chiunque può capitare di riporre male un portafoglio o le chiavi di casa. Un malato di Alzheimer, però, può mettere questi e altri oggetti in luoghi davvero singolari, come un ferro da stiro nel congelatore o un orologio da polso nel barattolo dello zucchero, e non ricordarsi come siano finiti là.

8. Cambiamenti umorali o di comportamento. Tutti quanti siamo soggetti a cambiamenti di umore, ma nel malato di Alzheimer questi sono particolarmente repentini e senza alcuna ragione apparente.

9. Cambiamenti di personalità. Tutti possiamo nel corso del tempo, cambiare un pò la nostra personalità, ma un malato di Alzheimer la può cambiare drammaticamente: una persona può diventare irascibile, sospettoso o diffidente mentre è sempre stata tranquilla.

10. Ridotta capacità di iniziativa. E' normale stancarsi per le faccende domestiche, il lavoro o gli impegni sociali, ma la maggior parte della gente mantiene interesse per le proprie attività. Il malato di Alzheimer lo perde progressivamente: in molte o in tutte le sue solite attività.

 

IL TRATTAMENTO DELLE DEMENZE - Riabilitazione cognitiva

 Il trattamento della demenza, infatti, comprende una serie di interventi, farmacologici e non farmacologici, rivolti non solo al controllo dei Deficit Cognitivi, ma anche alla cura dei Sintomi  Comportamentali, delle malattie coesistenti, al miglioramento dello stato funzionale, o mirati a fornire un supporto al paziente ed alla famiglia durante il decorso della malattia.

 

I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO

Al deterioramento delle funzioni cognitive si aggiungono altri problemi che rendono ancora più complessa e difficile la gestione dei malati da parte di chi si prende cura di loro. Questi problemi vengono definiti disturbi del comportamento o sintomi non cognitivi della demenza. Non tutti i disturbi sono contemporaneamente presenti in uno stesso malato e in ogni malato questi sintomi assumono espressioni diverse, sia per quanto riguarda la forma che per la gravità/intensità del comportamento.

 

AGGRESSIVITÀ - Come si manifesta?

 Questo comportamento può manifestarsi sia sotto forma di aggressività verbale (insulti, parolacce, bestemmie, maledizioni, linguaggio scurrile) che, più raramente, sotto forma di aggressività fisica: il malato picchia, graffia, cerca di mordere, scalcia, sputa, oppone resistenza, respinge.

 

ATTIVITÀ MOTORIA ABERRANTE - Come si manifesta?

 Si possono identificare due aree di espressione di questo disturbo del comportamento: il vagabondaggio e l’affaccendamento.

 

Il vagabondaggio (Wondering) consiste sostanzialmente in un’attività di deambulazione incessante del malato che tende a continuare a camminare senza una meta e uno scopo precisi, rispondendo a un impulso/bisogno interiore incontrollabile.

 

L’affaccendamento indica invece tutti quei gesti e comportamenti ripetitivi svolti senza una finalità apparente. Il malato appare indaffarato in attività prive di un fine logico, di cui non sempre è facile comprendere il senso, ma che lo vedono ‘impegnato’ in una continua ripetizione, quasi automatica.

 

AGITAZIONE PSICOMOTORIA - Come si manifesta?

 Quando è presente questo disturbo del comportamento il malato esprime ansia, tensione, inquietudine, timore. Il malato non riesce a stare fermo oppure continua a chiedere di qualcuno che deve arrivare, oppure manifesta paura per qualcosa di indefinito. Spesso si disorienta sia nel tempo che nello spazio. 


A volte può anche reagire in maniera eccessiva, spropositata ad una situazione: questa modalità di comportamento è anche denominata reazione catastrofica, dal momento che il malato risponde ad uno stimolo, di per sé innocuo, come se si trattasse di una cosa grave, pericolosa, molto allarmante.

 

DELIRI - Come si manifestano?

 Il malato appare convinto di qualcosa che non c’è e crede che cose non vere stiano realmente accadendo: per esempio crede che lo stiano derubando; crede che qualcuno voglia fargli del male; crede che qualcuno lo tradisca; crede che i familiari vogliano abbandonarlo; crede che il coniuge o qualcuno della famiglia non siano chi dicono di essere; crede che un personaggio della TV sia reale e dialoga con esso o si agita per la sua presenza. Cercate di comprendere la causa e reagite parlandogli con calma, per rassicurarlo .

 

ALLUCINAZIONI - Come si manifestano?

 Il malato vede o sente cose che non esistono (per esempio persone, animali, fuoco, voci, odori o sapori strani) ed è pienamente convinto della reale esistenza di ciò che vede o sente.

Quando possono manifestarsi deliri e allucinazione?

Questo disturbo del comportamento, così come i deliri, può comparire in ogni fase della malattia.

In particolare può verificarsi durante la fase acuta di alcune malattie organiche e in modo particolare quando sono presenti febbre e disidratazione. Anche in questo caso, la presenza di stimoli ambientali, soprattutto visivi, erroneamente percepiti, può essere causa scatenante del disturbo. Così come per i deliri, l’assunzione di alcuni farmaci può essere implicata nel determinare la comparsa di fenomeni allucinatori.

 

COMPORTAMENTI ALIMENTARI PARTICOLARI - Come si manifestano?

 Sotto questa voce sono annoverati numerosi comportamenti particolari che possono verificarsi nel malato, singolarmente o in associazione fra di loro, e in stadi diversi della malattia. Di seguito si descrivono i comportamenti più comuni. Il malato chiede continuamente cibo e/o si lamenta, anche con insistenza, che non gli si dà da mangiare, anche se ha appena terminato di mangiare.

 

È possibile anche che il malato ‘rubi’ il cibo approfittando di momenti di distrazione dei familiari, senza naturalmente rendersi conto di ciò che fa. Sono possibili anche comportamenti in antitesi fra di loro quali mangiare con voracità oppure serrare la bocca e rifiutare di alimentarsi e di bere. Altre volte il malato gioca con il cibo (es.: mescola i cibi, travasa, manipola...) dentro e fuori dal proprio piatto, assolutamente ignaro di ogni etichetta. Può anche accadere che il malato sputi i pezzi di cibo più solido ritenendoli corpi estranei. Soprattutto nelle fasi più avanzate della malattia, il soggetto può ruminare il cibo senza deglutire, anche per periodi brevi, prima di ritornare a periodi in cui ritorna a masticare normalmente.

 

STRATEGIE EFFICACI PER RIDURRE I DISTURBI COMPORTAMENTALI NEI SOGGETTI DEMENTI

 

Deliri e allucinazioni

• Ignorare le false accuse

• Correggere eventuali difetti sensoriali

• Mantenere una regolare attività fisica e programmi di socializzazione

• Distrarre il paziente dall’idea dominante spostando la sua attenzione su altri oggetti, attività o luoghi

• Mantenere l’ambiente stabile, posizionando gli oggetti in posti abituali

• Creare un ambiente tranquillo, rassicurante

• Confortare e riassicurare il paziente con il tono della voce e con il contatto fisico

 

AGITAZIONE

• Evitare gli eventi che precipitano il comportamento

• Rimuovere gli stimoli precipitanti

• Distrarre il paziente

• Fornire supporti di tipo affettivo ed emotivo

• Creare un ambiente tranquillo, rassicurante

 

DEPRESSIONE

• Utilizzare rinforzi positivi per aumentare l’autostima

• Evitare situazioni stressanti

• Assicurare un ambiente tranquillo

• Stimolare attività fisica, hobby ed occupazioni

 

INSONNIA

• Assicurare un ambiente tranquillo

• Evitare i riposi diurni

• Stimolare attività fisica, hobby ed occupazioni

• Evitare l’assunzione serale di composti stimolanti (caffè, the, tabacco)

 

A chi rivolgersi?

Se hai il dubbio che un tuo famigliare possa avere una demenza è importante parlarne con il medico di base il quale potrà inviarvi ad una visita specialistica (Neurologo-geriatra) che dopo una accurata fase diagnostica in cui si effettuano diversi accertamenti clinici (dall’esame neurologico, alla TAC, alla valutazione neurospicologica) si può valutare se vi è la condizione per fare diagnosi.

 

Ci si può a quel punto rivolgere ai diversi ambulatori disponibili sul territorio (es: a Bologna si trovano presso l’ospedale Maggiore e l’ Ospedale Sant’Orsola Malpighi oltre ai servizi USL sul territorio) nonché alle diverse associazioni che si occupano di malati di demenza e di sostegno alle famiglie.

 

Se invece assisti da tempo un famigliare con demenza è importante che ti possa rivolgere ai servizi di aiuto e assistenza sulle demenze sul territorio.

 

Visto l’impatto che la malattia ha sulla famiglia e visto che il carico assistenziale ed emotivo e molto alto portando ad una condizione di stress elevato, è importante che i famigliari possano rivolgersi a dei specialisti psicologi per avere maggiori informazioni sul decorso della malattia, avere un sostegno psicologico per affrontare ansie e paure legato alla malattia e uno spazio in cui possano elaborare le emozioni legate alla gestione del proprio caro. Per fare ciò esistono dei percorsi di gruppo organizzati ad hoc presso i servizi del territorio (per info chiedere al proprio comune di residenza) e/o per chi non desidera un percorso di gruppo, rivolgersi ad uno psicologo specializzato nelle demenze e /o ai servizi di psicologia del territorio.